Tripoli, la Juventus, Zico, Maradona, la Coppa a Madrid, l’Under 21 da vincente e un oblio ingiustificato: quante vite in una sola per Claudio Gentile.
Oggi sono 71 per uno dei difensori più iconici e forti della storia del calcio italiano, Gentile lo “spietato” marcatore di Dieguito nel 1982, quello della marcatura arcigna, anche a costo di portare a casa quella maglia albiceleste letteralmente strappata.
Gentile ha incarnato le qualità che deve avere un grande marcatore. Forza fisica, intelligenza, esperienza, con la maglia Azzurra ha collezionato 71 presenze, giocando due Mondiali sotto la guida di Enzo Bearzot e l’Europeo in casa nel 1980.
Terminata l’attività agonistica, Gentile è rimasto nel mondo del calcio, indirizzandosi inizialmente verso l’attività dirigenziale. Nella stagione 1990-1991 è tornato alla Juventus in veste di collaboratore, in particolare per la ristrutturazione del settore giovanile bianconero. Tra il 1991 e il 1993 è direttore generale del Lecco, ricoprendo anche il ruolo di direttore sportivo dal marzo del 1992
In seguito è entrato nel Settore Tecnico della FIGC, come allenatore della nazionale Under-20. Nel 2000 è inizialmente vice di Giovanni Trapattoni sulla panchina della nazionale A; in ottobre sostituisce Marco Tardelli (nel frattempo passato all’Inter), come commissario tecnico della nazionale italiana Under-21. Con la rappresentativa giovanile è arrivato alle semifinali nell’europeo di categoria del 2002, ha vinto l’edizione del 2004, conquistando nello stesso anno la medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Atene. Ha concluso la sua avventura sulla panchina degli Azzurrini con l’eliminazione ai quarti di finale nell’europeo del 2006.
Nonostante i successi sulla panchina azzurra, Gentile è stato letteralmente allontanato dalla Federcalcio, in particolare dopo l’avvento della gestione Guido Rossi: una decisione che ha lasciato molte perplessità nei tantissimi estimatori di Claudio Gentile, una figura che nessun dirigente pro-tempore potrà mai cancellare o sminuire.