Manca tanto al calcio italiano il sorriso gentile di Paolo Rossi, indimenticabile Eroe di Spagna 82′, che nella giornata di lunedì 23 settembre avrebbe festeggiato 68 anni.
Vicenza ha voluto omaggiare la memoria di Pablito, ricordato con un murale lungo 60 metri, inaugurato alla presenza della moglie e dei grandi amici Cabrini e Altobelli.
Scomparso a causa di un male incurabile nel 2020, Paolo Rossi fu il simbolo dell’Italia di Bearzot che vinse il Mondiale del 1982 in Spagna. Calciatore dall’animo gentile, l’ex attaccante legò la sua carriera da calciatore soprattutto a Vicenza e Juventus. Proprio la città veneta, di cui è cittadino onorario, ha voluto rendere omaggio alla sua memoria con un murales realizzato dallo street artist brasiliano Eduardo Kobra sulla parete sud della Torre Everest di viale Torino, l’edificio più alto di Vicenza. Un’opera di 60 metri che rientra nell’ambito del progetto ‘Il mio nome è Paolo Rossi’ voluto dall’associazione culturale Wallabe e inaugurata nel giorno in cui avrebbe spento 68 candeline. “La città abbraccia quello che è stato uno dei suoi più grandi campioni” ha commentato il sindaco Giacomo Possamai.
All’inaugurazione del murales non poteva mancare la moglie di Paolo Rossi, Federica Cappelletti. “Di solito il compleanno di Paolo lo festeggiamo tra di noi ma stavolta abbiamo accettato di condividerlo con Vicenza, perché lì ci sentiamo a casa – ha raccontato a Il Giornale di Vicenza -. Ogni volta viviamo emozioni così forti che ci aiutano a superare il dolore della sua mancanza. È un’opera imponente, che ci rende orgogliosi”.
Alla cerimonia hanno partecipato anche due grandi amici di Rossi: Antonio Cabrini e Alessandro Altobelli. Spillo ricorda così il compagno di nazionale: “Volevamo salutare Paolo ancora una volta. A lungo per gli italiani è stato il simbolo del calcio, gli vogliamo tutti bene. Si merita ogni cosa, perché oltre a essere stato un goleador magnifico, è stato un uomo eccezionale”. Altobelli continua: “Ogni volta che ci vedevamo sorrideva sempre e non ti faceva mai capire in che stato fosse. Noi della nazionale avevamo un gran rapporto”.