Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili maschili della FIGC, ha parlato a Radio1 in merito alle problematiche del calcio italiano, in particolare l’approdo dei talenti nelle Prime Squadre:
“Abbiamo fatto risultati incredibili nell’ultimo anno. Siamo vice campioni del mondo Under 20, campioni d’Europa in carica Under 19 e freschi campioni d’Europa under 17. Vuol dire che del talento e della qualità c’è. Poi c’è un salto, troppo grande tra la Primavera e la prima squadra. E molte volte ci sono anche delle colpe nostre che lavoriamo nei settori giovanili, nel senso che non diamo alle prime squadre dei giocatori tecnicamente validi“.
Continua Viscidi: “I risultati della Nazionale A sono frutto dei risultati delle giovanili a distanza di 5-6 anni. È un po’ come fosse uno tsunami: nel momento in cui c’è un terremoto, sai che arriverà un’onda, ma non è immediata. Noi 5-6 anni fa con la Spagna eravamo in difficoltà e adesso lo siamo ancora. Come scuola calcistica, la Spagna è superiore a noi nel possesso e nei duelli. Il calcio è fatto di uno sport di passaggi e di duelli, se noi li alleniamo male poi paghiamo le conseguenze. Questi risultati avuti nell’ultimo anno li ritroveremo, ma ci vogliono ancora 4-5 anni di tempo per vederli concretizzati in prima squadra. E se non si concretizzeranno, allora il problema non sarà più tecnico ma di un’altra natura, cioè quello relativo all’inserimento e al minutaggio di giovani“.
Viscidi poi decanta la sua ricetta: “Riproporre il calcio di strada durante gli allenamenti. Dobbiamo creare più situazioni di uno contro uno, più partitine due contro due, tre contro tre, come si faceva una volta. Solo così riusciamo a recuperare il talento. Se non lo facciamo, continueremo a costruire giocatori teorici, senza creare giocatori che possono spostare gli equilibri. Nella nazionale Under 17 di Favo, i vari Mosconi e Liberali avevano l’obbligo di puntare l’uomo negli ultimi 25 metri. Questo è il messaggio forte che deve passare agli allenatori e ai giocatori di settore giovanile: il calcio non è uno sport di passaggi, ma anche di duelli“.